Padova, la “città dei tre senza”: 1) Il Santo senza nome, perché Sant’Antonio è riconosciuto in tutto il mondo ed il suo nome è sottinteso, tanto che la chiesa a lui votata è la “Basilica del Santo” e la stessa città è detta “del Santo”. 2) Il caffè senza porte, il celebre locale sito in pieno centro storico di cui si narra fosse sempre aperto, di giorno e di notte, fino al 1916, quando iniziò a chiudere da una certa ora in poi per evitare che le luci attirassero l’attenzione degli austriaci – siamo in piena Prima Guerra mondiale. 3) Il prato senza erba, Prato della Valle, una delle piazze più grandi d’Europa, una delle poche ricoperta d’erba; anticamente era una zona paludosa, ridisegnata e bonificata poi da Andrea Memmo per essere utilizzata come area commerciale.
Ma quali sono i 5 luoghi che chi va a Padova non può tralasciare di visitare?
1. Il Battistero del Duomo
Un luogo che fa girar la testa! All’interno infatti è racchiuso un ciclo di affreschi che ha regalato a Padova l’inserimento nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco (“I cicli affrescati del XIV secolo di Padova”).
L’edificio, sito accanto alla Cattedrale, è dedicato a San Giovanni Battista e la sua costruzione iniziò nel XII secolo su edifici preesistenti; nel 1281 venne consacrato. Dal 1370 divenne un mausoleo per il Principe di Padova, Francesco il Vecchio da Carrara e della moglie Fina Buzzaccarini; quest’ultima commissionò la decorazione degli interni a Giusto de’ Menabuoi.
Gli affreschi citano echi romanici e bizantini; capolavoro assoluto è il grande Paradiso che occupa la cupola del Battistero: un Cristo Pantocratore al centro, dove attorno ruotano cerchi di angeli e santi, e subito sotto Maria madre di Dio che guida gli eletti. Davvero ipnotico!
Alle pareti sono collocate scene di episodi della vita di san Giovanni Battista, di Maria, Gesù: dalla Crocifissione alla creazione del mondo.
La pittura colora ogni singolo spazio, estendendosi in angoli e congiungendo idealmente le pareti, giovando anche con il trompe l’oeil.
2. La Specola
Sede dell’Osservatorio Astronomico della Città, nacque nel 1767 come gabinetto universitario. La Specola fu realizzata trasformando l’antica torre di difesa del Castelvecchio, la Torlonga, alta 49,59 metri.
La torre era stata edificata nel IX secolo, risistemata poi da Ezzelino III da Romano nel Duecento che la utilizzò come prigione e luogo di tortura per i nemici; dopo la sua caduta, i Carraresi edificarono un nuovo castello sui resti del precedente attorniato da una cinta muraria. Persa la sua funzione, la Torlonga fu convertita a osservatorio astronomico della locale università, fortemente voluto dal senato veneziano. Dal 1994, anno in cui acquisì nuovi spazi, divenendo “Museo La Specola”, conserva ed espone gli strumenti di osservazione astronomica usati dagli astronomi padovani nel corso della sua storia.
3. Il Palazzo della Ragione
A dividere Piazza della Frutta e Piazza delle Erbe – ricche di bar dove si consuma il rito dello spritz e la mattina si tiene il mercato cittadino – si erge l’imponente Palazzo della Ragione. Nel piano terra, il Sotto Salone, viene ospitato il mercato coperto, con piccole botteghe che vendono pesce, salumi, carne, formaggi e tipicità venete.
Il palazzo fu eretto tra il 1218 e il 1219, anche se si stima che la parte inferiore fosse già esistente nel 1166, e divenne sede dei tribunali cittadini. Tra il 1306 e il 1309 Giovanni degli Eremitani, architetto e urbanista, fece aggiungere il porticato con le logge e la caratteristica copertura a forma di carena di nave rovesciata.
Il piano superiore, peculiare per le sue dimensioni – 80 metri di lunghezza per 27 di larghezza – fu per lungo tempo la più grande sala pensile al mondo. Un tempo ospitava un ciclo pittorico attribuito a Giotto che a inizio Trecento decorò le tre sale con soggetti religiosi, motivi astrologici e allegorie. Un incendio nel 1420 distrusse le opere, dopodiché venne ricostruita un’unica sala senza pareti divisorie: il grandioso ciclo di affreschi proposto seguì la traccia precedente, i soggetti astrologici, realizzato da Niccolò Miretto e Stefano da Ferrara. A questo ciclo si aggiunge nella fascia inferiore un ulteriore ciclo dedicato alle quattro virtù cardinali, le tre virtù teologali, i santi protettori della città e i dottori della Chiesa. All’interno del salone è conservato un enorme cavallo ligneo, copia del monumento al Gattamelata di Donatello – sito di fronte alla Basilica del Santo – donato dalla famiglia Emo Capodilista al Comune.
4. Il Palazzo del Bo
Si tratta della storica sede dell’Università degli Studi di Padova dal 1493, oggi ospita la Scuola di Giurisprudenza e il Rettorato.
L’università fu fondata a partire dall’esodo di docenti e studenti provenienti dall’Alma Mater Studiorum nel 1222, ma le lezioni non si tenevano in una sede stabile, bensì in sedi sparse per la città. Nel 1493 lo Studio dei Giuristi si trasferì in un’antica locanda – che mostrava l’insegna di un bue – anticamente donato da Francesco da Carrara al macellaio Jacopo Marcolini di Bonzanino.
Oggi la struttura è composta da più corpi, sviluppati attorno ai due cortili principali: il cinquecentesco “Cortile Antico”, e il novecentesco “Cortile Nuovo”. Luogo più celebre all’interno del palazzo è il teatro anatomico di Padova, il più antico del mondo, voluto da Girolamo Fabrici d’Acquapendente nel 1594 e ancora perfettamente conservato. Chirurgo e professore nell’ateneo, contribuì al progressivo sviluppo degli studi anatomici, nonché ebbe l’idea di far costruire il teatro per permettere agli studenti di seguire le lezioni.
Al centro il tavolo settorio su cui veniva effettuata l’autopsia, circondato da sei giri di palchi in legno di noce intagliato a formare una girandola.
5. L’orto botanico
Si tratta del più antico orto universitario del mondo, istituito nel 1545 per la coltivazione delle piante medicinali usate per curare le persone, in particolare perché gli studenti potessero riconoscere più facilmente le vere piante medicinali dalle sofisticazioni. Fu continuamente arricchito di piante tropicali e provenienti da diverse parti del mondo, anche grazie ai viaggi che i mercanti della Repubblica di Venezia compivano. Alcune piante sono notevoli per la loro vetustà: un esempio su tutti è la Palma di San Pietro, la più antica dell’Orto, messa a dimora nel 1585 e citata da Goethe in alcuni scritti.
Nell’attuale Orto botanico trovano spazio circa 6.000 esemplari con 3.500 specie botaniche, un vero e proprio gioiello custode della biodiversità. Sono invece circa 1.300 le specie che fanno parte del progetto espositivo del Giardino della biodiversità, serre che simulano le condizioni climatiche in cui vivono le piante ospitate per umidità e temperatura.
Oltre a questa ricchezza verde, consiglio di visitare l’Orto al tramonto, per godere di una splendida vista sulle cupole della Basilica del Santo, tinte della luce offerta dal calar del sole.
Laureata in Lettere e in Scienze dello Spettacolo & Produzione Multimediale all’Università degli Studi di Padova. Serena ha esperienza nell’ambito della Comunicazione e del Web Marketing. Si occupa per QUAINT Art Magazine della sezione Arte & Territorio.
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