La Venere degli Stracci risorge dalle sue ceneri e riaccende il dibattito: ascoltiamo i cittadini
11/03/2024
Le prime luci di mercoledì 6 marzo 2024 hanno visto il ritorno, in Piazza Municipio a Napoli, della monumentale Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto.
Bruciata lo scorso 12 luglio 2023, con un atto imprevedibile “oltre l’iconoclastia e il vandalismo (Vincenzo Trione)”, la Venere rinasce dalle sue ceneri inglobando entro di sé il relitto sopravvissuto al rogo.
Due i provvedimenti presi in merito alla nuova versione dell’opera: il trattamento degli stracci con una sostanza ignifuga e l’aumento della videosorveglianza, in modo da garantirne la sicurezza, senza l’uso di forze militari.
Cosa pensano i napoletani della Venere degli Stracci?
Oggetto di dibattiti internazionali sin dalla sua prima incarnazione, la Venere degli Stracci, ha catturato nuovamente l’attenzione di cittadini, appassionati d’arte e curiosi, confermando che non si tratti più solo di un’icona dell’arte contemporanea ma che sia entrata appieno all’interno del dibattito pubblico.
Come afferma Vincenzo Trione, curatore del Progetto Napoli Contemporanea, si tratta di “un’opera che interroga e non ci lascia indifferenti […] che ha portato a riflettere anche chi non si interfaccia con l’arte contemporanea”.
In occasione della conferenza stampa d’inaugurazione, i relatori – Vincenzo Trione, Antonio Lucidi, Michelangelo Pistoletto e il Sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi – hanno interpretato la decisione di ricostruire la Venere degli Stracci come un simbolo di rinascita e resilienza, richiamando al significato profondo dell’opera e al legame che essa intesse con la città di Napoli.
L’opera d’arte pubblica, che per sua natura entra nel tessuto sociale e nella struttura urbana della città, trova però la sua vera essenza nel modo in cui viene percepita e vissuta dalla comunità locale. È indispensabile quindi, oltre alle parole di esperti e curatori, cogliere le impressioni e i pensieri dei veri destinatari dell’opera: i cittadini napoletani.
Attraverso alcune interviste, svolte a seguito della conferenza d’inaugurazione, si è cercato di identificare il sentiment generale dei cittadini. Le sensazioni, emozioni ed impressioni a caldo suscitate dal ritorno della Venere degli Stracci in Piazza Municipio.
Alcuni intervistati si concentrano sull’aspetto meramente economico dell’opera, inneggiando allo “spreco del denaro pubblico” e alla “poca trasparenza” nonostante la seconda versione della Venere sia stata finanziata interamente dal maestro Michelangelo Pistoletto, che la donerà in modo permanente alla città di Napoli. Il Comune, come precisato più volte, si occuperà solamente delle spese relative alla videosorveglianza.
Pareri interessanti riguardano invece la comunicazione del significato dell’opera.
Una donna intervistata a seguito della conferenza stampa, afferma: “Si tratta di un’opera che inizialmente suscitava un po’ di perplessità nei napoletani, però spiegata e ricontestualizzata ha sicuramente acquisito più valore“.
Parole più incisive provengono da un giovane studente dell’Accademia di Belle Arti di Napoli: “L’opera d’arte pubblica è tale solo se la si sa spiegare. Se ci si prende il tempo di raccontarne il messaggio. Altrimenti resta un’arte d’élite” sottolineando la necessità – o meglio, indispensabilità – di comunicare l’opera ai cittadini, spiegarne il significato più profondo, in modo che essa “non rimanga un’opera per pochi, da fotografare e ripostare come semplice icona pop”.
Emerge, dalle parole di alcuni cittadini, una considerazione importante: agli occhi di un passante la Venere degli Stracci potrebbe non riuscire a trasmettere appieno la sua complessità.
L’opera, difatti, si distingue non solo per la sua valenza storico-artistica, ma anche per una valenza civile e politica molto forte, basata sul tema del contrasto e delle contraddizioni.
All’interno della Venere degli Stracci gli opposti si fondono per creare una potente energia: gli stracci evocano il “consumismo consumato“, “la disgregazione, qualcosa che continua a finire in rovina” e la Venere classica evoca la perfezione, “la bellezza profonda dello spirito umano, che attraversa tutti i tempi (Michelangelo Pistoletto)“
Noi e gli Stracci
La Venere degli Stracci è un’opera che non si presta ad una univoca descrizione. Evoca antitesi e contrasti. La perfezione si scontra con l’imperfezione, alludendo ad alcuni drammi globali della contemporaneità: l’inquinamento, i conflitti sociali, la caducità delle nostre esistenze, l’accumulo di rifiuti e il destino tragico dei migranti.
A colpire maggiormente i giovani intervistati è il tema più immediato: questa montagna variopinta di stracci non fa che richiamare alla loro mente gli abiti che indossiamo tutti i giorni. Sempre più a basso costo e, di conseguenza, di bassa qualità. Da anni si parla di una moda sempre più fast, della fast fashion, caratterizzata da produzioni veloci e cicli di consumo frenetici, che spesso trascurano l’etica e l’impatto ambientale.
“Il messaggio più immediato penso sia diretto a chi adotta questo stile di vita: alle persone abituate a cambiare vestiti ogni stagione, che non si accorgono che questa montagna di stracci, prima di morire, se la sono già messa addosso” afferma uno studente dell’Accademia.
Come la Venere, resa cieca dagli stracci che le si pongono davanti, anche la società contemporanea è resa sempre più cieca dall’ossessione di possedere, d’avere l’ultimo oggetto alla moda ad ogni costo, senza considerare che tale costo non è solamente monetario, ma coinvolge anche le persone e l’ambiente. Lo ribadisce in seguito anche l’intervistato:
“Ormai, da quando nasciamo a quando moriamo compriamo così tanti vestiti che potrebbero costituire già questa montagna – ogni volta che riapre la scuola, che c’è una festa o un’occasione – ci dotiamo di cose temporali, destinate ad essere buttate. Un piccolo gesto al giorno – un piccolo oggetto al giorno – fa la differenza. Non sono solo soldi buttati, ma materiale buttato e lavoro non rispettato“.
Cosa accadrà alla Venere degli Stracci?
Le interviste ai cittadini hanno evidenziato le diverse posizioni nei confronti dell’opera: alcuni la considerano un simbolo di speranza e di rinascita, altri la criticano interpretandola come uno spreco di denaro pubblico, altri ancora sottolineano l’importanza di chiarire il significato dell’opera.
Al di là delle diverse opinioni, la Venere degli Stracci ha sicuramente il merito di aver stimolato riflessioni, di aver portato l’arte contemporanea sulla bocca di chi, d’arte, non si interessava.
Se l’obbiettivo di Napoli Contemporanea 2023 era di “proporre opere che facessero discutere sui grandi temi del presente, che facessero pensare (Gaetano Manfredi, durante l’inaugurazione della prima Venere)” con la monumentale Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto è stato pienamente raggiunto.
L’opera, per i prossimi tre mesi, resterà in Piazza Municipio. Convivrà con i cittadini, indifesa, e saranno loro a doversene prendere cura.
“La Venere è uno straordinario dono di Michelangelo Pistoletto alla città […] La filosofa Ágnes Heller diceva che le opere d’arte sono come le persone, hanno una dignità e vanno difese. Se riflettete, la Venere degli Stracci non poggia su un piedistallo, è a terra. È un’opera indifesa. Abbiamo ora soltanto il dovere morale di difendere quest’opera perché è un segno di rinascita, resistenza civile (Vincenzo Trione)”.
Laureata in “Arti, Spettacolo ed Eventi Culturali” all’Università IULM di Milano, si specializza in comunicazione per la cultura. Fondatrice di QUAINT Art Magazine nel 2024, si occupa trasversalmente di tutte le sezioni della rivista.
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