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La Forza nella Vulnerabilità: L'Arte come Linguaggio della Fragilità

17/05/2024

Dopo le due guerre mondiali, l’umanità si è trovata in un contesto sociale tremendamente lacerato. Le devastanti conseguenze dei conflitti hanno lasciato in eredità una società segnata dalla sofferenza, dalla distruzione e dalla perdita.

Di conseguenza, la gestione della fragilità umana ha subito un’evoluzione significativa, poiché si è sviluppata una maggiore consapevolezza e comprensione delle condizioni di salute fisica e mentale, grazie agli avanzamenti nella medicina e nella psicologia, che hanno giocato un ruolo cruciale in questo processo di trasformazione.

In questo contesto, gli artisti hanno sentito il bisogno di esplorare la realtà interiore, l’animo umano. Sono emersi movimenti artistici e individualità creative che si sono concentrati sulle emozioni, sulle ansie, sulle paure e sulle speranze che risiedono nel profondo di ciascun individuo.  Dal surrealismo all’espressionismo astratto, l’arte si è trasformata in uno strumento potente per esplorare la psiche e per dare voce alle emozioni.  

“The Broken Column” di Frida Kahlo (1944) è un autoritratto di Frida Kahlo, un’espressione del dolore fisico e della sofferenza emotiva dell’artista. Raffigurata con una colonna spezzata al posto della colonna vertebrale, il corpo di Frida è trafitto da chiodi, simbolo del suo dolore cronico e delle sue numerose operazioni chirurgiche. L’opera riflette la sua lotta contro la disabilità fisica e la sua resilienza interiore, rappresentando una potente testimonianza della fragilità umana e della capacità di resistenza.

Pensiamo anche alla serie Otages – Ostaggi. Una serie di dipinti realizzati dal pittore Jean Fautrier (Parigi, 1898) durante l’occupazione nazista della Francia, che raffigurano figure umane nude e imprigionate in spazi claustrofobici. Queste opere, caratterizzate da colori cupi e pennellate espressive, evocano un senso di oppressione e impotenza, riflettendo la brutalità della guerra e la vulnerabilità dell’uomo di fronte alla violenza.

The Broken Column, 1944 by Frida Kahlo
The Broken Column, 1944 by Frida Kahlo
Jean Fautrier, Tete d’Otage n 20, 1944

Ma cosa c’è di ‘’forte’’ in questa fragilità che viene espressa?

 

Molte persone, ancora oggi, vedono la fragilità come un segno di debolezza o inferiorità; la sua rappresentazione, pertanto, contribuisce a sfidare questi stereotipi: è un atto di coraggio, empatia e resilienza che riflette la forza interiore dell’artista ed offre un messaggio di speranza e connessione per gli altri.

Da qui, si è iniziato a pensare all’arte come mezzo terapeutico, in particolar modo si ritiene che sia stato Adrian Hill (Londra, 1895), un artista britannico, ad aver utilizzato per la prima volta il termine Arte Terapia nel 1942. Nel 1945 Hill pubblicò “Art versus illness” – “L’Arte contro la malattia” – in cui descrisse come la pratica artistica lo avesse aiutato a superare un’infermità.

Durante la sua convalescenza per la tubercolosi negli anni Trenta, Hill iniziò a disegnare e dipingere, scoprendo gli effetti benefici che queste attività avevano sul suo benessere emotivo. Da questa esperienza nacque la sua convinzione che l’arte potesse essere utilizzata come strumento terapeutico.

Il suo approccio si basava sull’utilizzo di attività artistiche per favorire l’espressione di sé, la guarigione emotiva e la crescita personale. Hill sosteneva che l’arte potesse fornire un mezzo non verbale per esplorare emozioni complesse e traumi difficili da esprimere a parole. Credeva inoltre che la pratica dell’arte, “in salute e in malattia”, potesse allontanare la società dalla guerra rendendo la creatività artistica più apprezzata

La sua storia ha ispirato molte persone a esplorare l’arte come strumento per affrontare sfide emotive e fisiche e ha contribuito a far crescere il campo dell’Arte Terapia come disciplina riconosciuta.

Negli anni successivi, l’Arte Terapia ha continuato a svilupparsi come campo interdisciplinare, con contributi provenienti da psicologi, terapisti, educatori e artisti. La pratica artistica, secondo questi studi, aiuterebbe a conoscersi meglio, comprendere i propri limiti e le proprie risorse: un processo di autoconsapevolezza trasformativo.

Dance Well - Triennale Milano
Dance Well. Ricerca e movimento per il Parkinson. Triennale Milano

Come venivano trattate le fragilità prima del 1900?

 

Le fragilità esistevano ben prima del 1900, tuttavia, erano spesso ignorate o trattate con riservatezza. C’era un forte stigma sociale legato alla fragilità emotiva e mentale, che portava le persone a nascondere i propri problemi o a trattarli in privato. Le sfide della vita, venivano affrontate con rassegnazione o risoluzione silenziosa, anziché essere discusse apertamente o trattate. È solo con l’avanzare del tempo e l’evoluzione della società che la fragilità è diventata sempre più discussa.

Le debolezze sono parte integrante dell’esperienza umana. Continueranno ad essere rappresentate ed esplorate, poiché sono intrinseche alla nostra natura e necessitano una nostra continua ricerca di significato e comprensione. Verso noi stessi e verso gli altri.

L’Arte Terapia si presenta quindi come un prezioso alleato per intraprendere un cammino verso il benessere e la guarigione, dando voce alle nostre esperienze più profonde in un ambiente sicuro e non giudicante. Un viaggio di auto esplorazione e trasformazione che ci invita ad abbracciare la nostra vulnerabilità per scoprire la nostra forza interiore.

Lucrezia Mancini QUAINT Art Magazine

Laureanda in Scienze dei Beni Culturali all’Università degli Studi di Milano, Lucrezia si distingue per la sua determinazione ed empatia. Si occupa per QUAINT Art Magazine della scrittura di articoli, occupandosi trasversalmente di tutte le sezioni della rivista.

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