Il volto e l’allegoria. Sculture di Lorenzo Bartolini | Mostra
Il 25 settembre apre alla Fondazione Luigi Rovati la mostra Il volto e l’allegoria. Sculture di Lorenzo Bartolini, curata da Carlo Sisi.
La mostra “Il volto e l’allegoria. Sculture di Lorenzo Bartolini” introduce all’arte dello scultore Lorenzo Bartolini concentrandosi su due aspetti della pratica dell’artista e sviluppandoli a partire da altrettante opere particolarmente rappresentative della sua produzione. Nelle opere in mostra, Bartolini esprime compiutamente l’esperienza romantica del purismo italiano della prima metà dell’800, di cui è stato tra i maggiori protagonisti, con il ritorno formale e spirituale all’idealismo artistico quattrocentesco.
La mostra si apre al Piano Nobile con la scultura in marmo della Carità educatrice, nella versione realizzata nel 1846. L’opera originaria venne commissionata a Bartolini dal granduca Ferdinando III di Toscana nel 1817. La scultura rappresenta, fra naturalismo e allegoria, la figura doppia di una donna che si “stacca” dalla sua bellezza naturale per diventare madre accuditrice e educatrice dei figli, secondo il dettato di quel periodo storico. Nella Sala Armi è ricostruita la complessità del percorso creativo dell’artista che si muove tra queste dimensioni, passando dalla forma del modello ai prototipi, fino ad arrivare all’opera.
Lo Spazio Bianco ospita la rappresentazione della seconda centralità: il volto, che ricostruisce la grande ricerca e la sensibilità di Bartolini nel collegare la bellezza naturale con la bellezza esistenziale dei volti ritratti, frutto della ricerca anche della fisionomia psicologica di ciò che scolpisce. Il rapporto di sintesi fra naturale e ideale diventa qui rapporto fra bellezza naturale e trasformazione culturale. La resa, infatti, elegante e minuziosa del gioco dei capelli e dell’acconciatura dei ritratti femminili in mostra – busti in marmo e in gesso, insieme a una selezione di riproduzioni fotografiche di altri ritratti dell’artista – diviene nella poetica di Bartolini una propria specifica estetica, autonoma nel generare linee e forme, e un modo per testimoniare attraverso la ricostruzione di una moda la parte “secolarizzata” della cultura sociale.